Fare un bambino e’ la creazione tout-court.
Il progetto è una riflessione sul potenziale creativo e sul (tentativo di) controllo culturale e sociale che si esercita consapevolmente o inconsapevolmente o a cui ci si consegna attraverso la medicalizzazione della gravidanza, sul fare riproduttivo e sul fare creativo, sul sistema-mercato dei bambini (riproduzione) e sul sistema-mercato dell’ arte (produzione creativa).
Sul piano formale fare un bambino è letteralmente formarlo col sapone.
Il potenziale indifferenziato che si esprime come stato caotico di sospensione e oscillazione tra quello che esiste e’ quello che non esiste e’ il livello delle paure piu’ profonde. La gestione di queste paure ,a livello sociale e individuale puo’ essere agito attraverso il controllo (coercizione) oppure attraverso la maestria (termine linguisticamente legato al fare artistico, alla capacita’ di essere in e seguire un processo creativo).Un seme può nascere o non nascere;
Un embrione e’ un seme nascosto, e’ un’intuizione ,e’ una possibilità: è vita e non vita allo stato indifferenziato.
Lo stato indifferenziato per eccellenza è quello liquido dell’acqua del mare (see flower), vitale e silenzioso scuro e ricco ,autosufficiente e caotico come quello della placenta.
L’accqua che lega e scioglie tutto è il naturale memorial di tutto quello che e’, che non e’, che potrebbe essere.Un embrione (o un intuizione), è soprattutto un eterna possibilità: un condizionale per sempre. Questo lavoro è un memorial delle nostre possibilità, delle nostre potenzialita’ della paure di quello che non conosciamo e non possiamo conoscere se non facendolo.”
Il progetto e’ una ricerca articolata in due progetti:
Fare un bambino_Memoriale della Vita Liquida/Making a baby_Liquidliferecallingplace
Bambini d’acqua, bambini di sapone/ Waterchildren, soapchildren_Liquidliferecallingplace
Performance:
In sala, su un tavolo da mercato di alluminio con un piano di plastica azzurra modello un pezzo di sapone”di piazza”. Durante la performance pratico una respirazione, ho un radiomicrofono. Sullo schermo in sala viene proiettata quello che in tempo reale viene ripreso, la videocamera collegata con un cavo e’ parte dell’azione :filma un piano sequenza. La luce di un diaproiettore disegna sulla parete opposta allo schermo le stesse azioni in forma analogica: sono ombre proiettate. In un ambiente attiguo si intravede incorniciata da un telaio di legno e pvc trasparente la silouette di una donna incinta che respira con me. E’ una proiezione a grandezza naturale. La chiusura della performance e’ il confezionamento del ‘bambino’ in busta sottovuoto col marchio see@flower.
Tutto il lavoro oscilla e mette in evidenza due tensioni apparentemente sorelle: controllare, gestire.
Ma e’ il tempo, che e’ il terzo elemento, a illuminarne la differenza: il tempo reale dell’azione e’ anche quello del video , ed e’ un tempo che piu’ attuale e fattuale non si puo’perche e’ scandito dal respiro: e’ qui ed ora.
Stare nel gesto attraverso il respiro e’ gestire ,perche’ e’ essere nel fare e’ vivere (e questo e’ modellare il sapone, le ombre dei gesti sul muro, il respiro amplificato, che e’ l’audio della performance e persino filmare per chi filma in piano sequenza): e’ ‘produrre e ri-produrre in un attezione continua e ininterrotta.Controllare e’ invece l’immagine riprodotta sullo schermo in tempo reale, e’ la busta ,e’il sottovuoto e’ mettere un marchioe una data, e’ conservare/sottrarre alla vita reale e alle sue trasformazioni :e’quello che facciamo (spesso) con l’arte e con i nostri poteri creativi di donne e di esseri umani( poteri antropologici per citare Beyus).
Controllare significa spostare il nostro focus verso un obiettivo, un finale in questo modo non siamo piu’ nella vita ,intesa come flusso ininterrotto di porzioni di tempo.
Non siamo piu’ nella porzione di tempo che dovremmo occupare, ma oltre, di la’ da noi.
E quello che per lo piu’ fa il publico durante la performance e’ piu’ meno la stessa cosa (e non mi sorprende piu’ di tanto), guarda lo schermo perche’l’immagine video e’ piu’ semplice e piu’ distante e’ meno “emozionante” rispetto a quello che succede realmente: e’ un medium.
Vedere e’ piu’ semplice che guardare. Controllare e’ piu’ semplice che gestire.
Alessandra Cianelli © 2006_2021 in corso
Making a baby_Liquidliferecallingplace_See@flower 0.0“
Fare un bambino/Making a baby
https://vimeo.com/album/2833851/video/7523362
Mani nell’acqua/Hands searching
https://vimeo.com/album/2833851/video/92440388
Performance Making a baby/Se@eflower.Liquidliferecallingplace
https://vimeo.com/album/2833851/video/16090920
Performance Fare un bambino/ Se@eflower. Making a Baby ,BOCS
https://vimeo.com/album/2833851/video/54518950
Ombra, respiro
https://vimeo.com/album/2833851/video/54522249